Rilke nello studio della Villa Strohl-Fern a Roma, nel 1904 foto:
Autore sconosciuto
Tesi di laurea di Francesca Lizza.
Informazioni generali:
Titolo della tesi: La ricezione di "Bunte Steine" (Pietre colorate) di Adalbert Stifter in Italia
Autrice: Francesca Lizza
Università: Università degli Studi di Bologna- Facoltà di Lingue e Letterature straniere moderne
Anno di scrittura: 2001
L'abstract della tesi:
Il presente elaborato intende analizzare quella che è
stata la ricezione italiana, di una delle opere, a mio avviso, più
interessanti dello scrittore del Biedermeier, Adalbert Stifter (1805- 1868),
la raccolta di racconti Bunte Steine,
pubblicata nel 1853, ma frutto di un
progetto ideato ben dieci anni prima, e che ha quindi conosciuto diverse
revisioni e modifiche da parte dell’autore, prima di essere approvato.
La ricezione dell’opera, si sviluppa in due diverse direzioni, che
tuttavia sono complementari tra loro, e che corrispondono a due particolari
tipi di approcci da parte degli studiosi italiani: un approccio critico e un
approccio traduttivo.
La tesi stessa è suddivisa in due sezioni
differenti, per evidenziare meglio questa ricezione ambivalente.
Nella prima parte, ho preso in considerazione, cronologicamente, tutti i
saggi e gli studi critici italiani relativi all’opera, pubblicati
singolarmente o su riviste, cercando di metterne in luce i punti salienti.
Dapprima ho analizzato i saggi critici precedenti alla pubblicazione
della prima traduzione dell’opera, o per meglio dire di una parte della
raccolta, in questo caso del racconto Bergkristall,
avvenuta nel 1938.
Un capitolo, in
particolare, è dedicato alle note introduttive e postfazioni che
accompagnano le traduzioni italiane dell’intera raccolta o di singoli
racconti, finora pubblicate e che vanno anch’esse considerate parte
integrante della ricezione critica dell’opera.
Infine, ho fatto
riferimento agli studi critici posteriori alla prima traduzione, fino a
considerare quelli più recenti della Roli,
di Morello, della
Schiffermüller e della
Gini.
A questa prima parte, prevalentemente teorica, fa seguito una seconda più
tecnica e sperimentale, relativa all’approccio traduttivo di un singolo
racconto della raccolta, Turmalin.
In un primo momento, ho analizzato il racconto in tedesco dal punto di
vista linguistico, cercando di individuarne le caratteristiche principali
che costituiscono lo stile e la scrittura stifteriana.
Successivamente, ho preso in considerazione ognuna delle quattro traduzioni
italiane del racconto finora pubblicate, che si concentrano tra gli anni
1989 e 1994,
curate rispettivamente da Gianni Bertocchini,
da Emilia Fiandra, da
Matteo Galli e da
Antonella Garello, e ho studiato le
scelte da essi operate, alla luce delle stesse caratteristiche individuate
per il racconto originale e facendo riferimento alle teorie traduttive
contemporanee.
Approccio critico e approccio traduttivo costituiscono
quindi, i due punti di vista fondamentali, all’interno dei quali si muove la
ricezione italiana dell’opera stifteriana. L’uno non esclude l’altro, e
viceversa.
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