Il presente elaborato intende analizzare quella che è stata la ricezione italiana, di una delle opere, a mio avviso, più interessanti dello scrittore del Biedermeier, Adalbert Stifter (Austria 1805- 1868), la raccolta di racconti Bunte Steine,pubblicata nel 1853, ma frutto di un progetto ideato ben dieci anni prima, e che ha quindi conosciuto diverse revisioni e modifiche da parte dell’autore, prima di essere approvato.
La ricezione dell’opera, si sviluppa in due diverse direzioni, che tuttavia sono complementari tra loro, e che corrispondono a due particolari tipi di approcci da parte degli studiosi italiani: un approccio critico e un approccio traduttivo.
La tesi stessa è suddivisa in due sezioni differenti, per evidenziare meglio questa ricezione ambivalente.
Nella prima parte, ho preso in considerazione, cronologicamente, tutti i saggi e gli studi critici italiani relativi all’opera, pubblicati singolarmente o su riviste, cercando di metterne in luce i punti salienti.
Dapprima ho analizzato i saggi critici precedenti alla pubblicazione della prima traduzione dell’opera, o per meglio dire di una parte della raccolta, in questo caso del racconto Bergkristall, avvenuta nel 1938.
Un capitolo, in particolare, è dedicato alle note introduttive e postfazioni che accompagnano le traduzioni italiane dell’intera raccolta o di singoli racconti, finora pubblicate e che vanno anch’esse considerate parte integrante della ricezione critica dell’opera.
Infine, ho fatto riferimento agli studi critici posteriori alla prima traduzione, fino a considerare quelli più recenti della Roli, di Morello, della Schiffermüller e della Gini.
A questa prima parte, prevalentemente teorica, fa seguito una seconda più tecnica e sperimentale, relativa all’approccio traduttivo di un singolo racconto della raccolta, Turmalin.
In un primo momento, ho analizzato il racconto in tedesco dal punto di vista linguistico, cercando di individuarne le caratteristiche principali che costituiscono lo stile e la scrittura stifteriana.
Successivamente, ho preso in considerazione ognuna delle quattro traduzioni italiane del racconto finora pubblicate, che si concentrano tra gli anni 1989 e 1994, curate rispettivamente da Gianni Bertocchini, da Emilia Fiandra, da Matteo Galli e da Antonella Garello, e ho studiato le scelte da essi operate, alla luce delle stesse caratteristiche individuate per il racconto originale e facendo riferimento alle teorie traduttive contemporanee.
Approccio critico e approccio traduttivo costituiscono quindi, i due punti di vista fondamentali, all’interno dei quali si muove la ricezione italiana dell’opera stifteriana. L’uno non esclude l’altro, e viceversa. |