Adalbert Stifter (1805-1868)
"Adalbert Stifter è uno dei
narratori più strani, profondi,
celatamente audaci e travolgenti della letteratura universale."
Thomas Mann
Adalbert Stifter prese sul serio la
corrente letteraria realistica scegliendo il romanzo breve come il
genere letterario che incarnasse maggiormente le sue più alte
aspettative. Questa scelta lo rese scrittore prolifico (una trentina
fra romanzi brevi e racconti scritti e raccolti dal 1840 al 1868) e
apprezzato soprattutto per la semplicità della sua scrittura e la
cura dei dettagli cosiddetti insignificanti che rivestono
un’importanza fondamentale nella vita dei protagonisti delle sue
storie. Nella sua prosa non c’è alcuna cronaca di pensieri o
emozioni dei personaggi, ma soltanto le sensazioni che partono
proprio da ciò che fisicamente li circonda.
Il romanzo Due sorelle (1846) è una storia intensa e sensibile. Nel
leggerlo tornano alla mente le famose affinità elettive di Goethe
che legano i quattro personaggi complementari che tendono a
costruire un piccolo cosmo chiuso all’esterno, ma il tema
dell’amicizia allontana violentamente il romanzo di Stifter dai
forti moti del cuore di una coppia in crisi e dei turbamenti dei due
ospiti profondamente in imbarazzo.
Il protagonista del romanzo è Otto Falkhaus, un giovane ereditiere
un tempo suonatore di violino, che stringe una buona amicizia con
Franz Rikar, non proprio l’immagine della salute, che veste di nero
e che risponde al soprannome di Paganini. L’amicizia che Otto sente
per Franz lo conduce da Vienna in Italia, sul lago di Garda, in un
bellissimo paesaggio naturale che Stifter deve aver descritto con
molto sentimento. Nella sua casa sul lago di Garda Otto conosce le
due figlie dell’amico, Maria e Camilla, l’una complementare
all’altra. La storia si incentra quindi sulle, chiamiamole pure,
affinità fra questi quattro personaggi, quattro anime ciascuna in
pena a modo suo. Come nel romanzo di Goethe, il bambino si fa largo
nella strana amicizia fra le due coppie, anche nel romanzo di
Stifter giunge un personaggio che diventa il fulcro della vicenda,
un certo Alfred Mussar il quale avrà un ruolo influente nel
districarsi della storia verso l’epilogo. |
Chi è Sabrina Bottaro,
l'autrice
di questo testo?
Sabrina è laureata in "Lingue e Letterature Straniere". Si interessa di critica letteraria, cinema, letteratura e scrittura creativa. Ha frequentato un corso di formazione editoriale e lavora come insegnante di lingue e come traduttrice freelance.
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Ciò che conta in questo romanzo è l’amicizia, esperienza spesso
soprannaturale che lega due o più persone. L’amicizia protagonista
ideale di questo romanzo vuole mischiarsi con l’arte, con l’amore e
con la natura arrivando a stringere la mano perfino a un sottile
misticismo. Il romanzo, forse meglio una lunga novella che in
seguito sarà cara a Thomas Mann, è uno sguardo, una finestra con la
migliore vista, un’osservazione della natura umana immersa in una
natura soprattutto benigna. I quattro personaggi iniziali, più il
quinto personaggio che avrà i connotati del mistero, rappresentano
un piccolo ritratto di interno, ciascuno con una personalità
distinta e assoluta.
Chiudiamo con una citazione per proporre la lettura di un romanzo
interessante e delicato perché un libro si consiglia con le parole
entusiaste di chi l’ha già letto, ma soprattutto con le parole dello
scrittore che lo ha scritto: “È sempre accaduto che quando un cuore
ancora giovane, tenero e confuso profonde tutto se stesso nella
creazione personale, finisce avvizzito, come se vi fosse passato
sopra il simun. Ma no, pensai di nuovo, sarà forte e libera
abbastanza da sopportare il peso della propria arte e vivere la vita
sapendo vedere anche ciò che esiste al di fuori della musica. O
forse l'abitudine e la conoscenza dei suoi effetti la rendono meno
vulnerabile di noi che veniamo investiti dall'inattesa novità.”
Sabrina Bottaro |