Titolo della tesina: Franz Kafka: Alla ricerca del padre
Autore della tesina: Nadia Malavasi
Università: Università di Padova - Facoltà di Lettere
Anno: 1993
Abstract della tesi:
Questa tesi persegue il tentativo di analizzare i tratti fondamentali del
carattere di Franz Kafka, i punti fermi nella sua vita, i luoghi e le persone che
possano rendere con immediatezza la sua immagine. Il lavoro tralascia le
notizie più facilmente reperibili e documentate, riordinando la sterminata
bibliografia in una ventina di pagine, per seguire un filone meno scontato e
forse più tortuoso ma utile a restituire Kafka in una prospettiva più chiara
soprattutto per quanto riguarda il rapporto col padre.
Ad esempio, della più
famosa fidanzata di Franz, Felice, che ha già avuto in Elias Canetti un
ottimo interprete del suo angoscioso rapporto con Kafka, non si tratta in un
paragrafo esplicativo a parte ma nel corso dell'indagine a vasto raggio dei
motivi profondi che spinsero lo scrittore ad assumere gli atteggiamenti
scostanti e di perenne fuga nei rapporti con gli altri. Com'è noto Franz la
sottopone ad un assedio verbale, ma poi fa di tutto per incontrarla
pochissimo schermandosi dietro una lunga teoria di buste e foglietti: le
chiederà di sposare un essere "fatto di letteratura" e non semplicemente un
uomo con interessi letterari. Nel lungo epistolario degli anni che fanno da
sfondo a questo fidanzamento c'è già l'assiderata, nevrastenica, insistente
richiesta di accettazione di sé e della letteratura insieme. Felice non
capisce fino in fondo Franz; anche se Max Brod, il miglior amico di lui, la
prega di reggere il rapporto, di non lasciare Kafka, di non turbarlo nella
scrittura, Felice Bauer diventerà la signora Morasse e morirà nel 1960 a 73
anni. Kafka accettando l'emottisi che lo colse la notte tra il 9 e il 10
agosto 1917 come una liberazione, mise fine al fidanzamento definitivamente.
E' sulla famiglia e sul padre in particolare che si sofferma il nostro
obiettivo. L'ombra della figura paterna sembra animare nell'immaginario di
Kafka tutte le angosce, le perdite, le condanne inappellabili degli alter
ego dell'autore, Josef K. o Gregor Samsa. In questo lavoro si cerca di
ricostruire il rapporto di Franz col padre, riportando le testimonianze di
chi li conobbe, le opinioni della critica al proposito, le indagini sulla
"Lettera". Su tutta questa ricerca incombe la figura del padre, traspare la
paura del figlio, l'esitante e ultrasensibile scrittore notturno.
Nella prima parte viene tratteggiata la storia di Hermann Kafka nel modo più
obiettivo possibile (senza prendere in considerazione la posizione del
figlio). Si descrive ampiamente la situazione storica di quel tempo e degli
ebrei boemi, le difficili condizioni della sua famiglia d'origine, della sua
infanzia e adolescenza, del suo successo nell'ascesa sociale da povero
macellaio a commerciante affermato, tanto da aprire un negozio nel
centralissimo Palazzo Kinsky, a Praga.
Nella seconda parte è
analizzata la posizione di Franz verso il padre e viene citata accanto ai
diari naturalmente la "Lettera al padre".
Dalla
genesi della "Lettera", all'importante ruolo dell'amico Max Brod, dalle
motivazioni di Franz ai rapporti con le donne più importanti (la madre,
Milena Jesenska', Julie Wohryzeck, Dora Diamant e la sorella prediletta
Ottla) si passa al setaccio l'esegesi sul "Brief an den Vater", questo
fortunato reperto che è ancora oggi motivo di dibattito per il mondo
letterario. Fu scritto in un periodo di desolazione fisica e psichica per
Kafka: solo due anni prima gli era stata diagnosticata la tubercolosi e non
gli era ancora riuscito di realizzare l'esistenza da scrittore in cui aveva
tanto sperato e il cui progetto era stato incoraggiato dagli amici, ma non
dal commerciante ebreo di Palazzo Kinsky. Il padre infatti, si disinteressa
totalmente dell'attività letteraria del figlio, riscattandosi con un gesto
solo dopo la morte di quest'ultimo.
Solo gli ultimi scritti di Franz ai
genitori, trovati nel 1986, raccontano del padre in modo più tenero, lontano
da ogni rancore, così vicino al "confine" da non temere più alcun guardiano.
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