Tesi di laurea di Claudia Da Boit.
![]() Karen Mustafa (ì1626-1683) Gran Visir dell'Impero ottomano, nel periodo del secondo assedio di Vienna, pittore austriaco sconosciuto, Wien Museum fonte: Wikimedia Commons
L'iscrizione in alto dice: "Kara Mustapha, Gran
Visir turco, che nel 1683 ha assediò
la città di Vienna, residenza imperiale, e che poi fu cacciato via con grandi perdite, diventando lo zimbello di tutti". Informazioni generali:
Titolo della tesi:
L'immagine del turco nell'arte austriaca
Autrice: Università: Anno di scrittura: L'introduzione della tesi:
Nel corso dei secoli l’Impero ottomano è stato il grande
“nemico-amico” dell’Europa occidentale: esso è stato considerato una
minaccia dalle nazioni europee perché disponeva di un potente esercito
che lo aveva portato prima in Asia Minore e poi in Medio Oriente ed in
Africa Settentrionale. Ma l’Occidente non temeva solo la conquista: infatti,
gli ottomani erano musulmani e, acquisendo nuovi territori, avrebbero
portato l’Islam nell’Europa cristiana (anche se è cosa nota che le minoranze
all’interno dell’Impero turco potevano mantenere il proprio Credo
purché pagassero una tassa speciale). L’Europa aveva demonizzato la figura
del turco, che veniva considerato un “infedele” privo di sentimenti. Il
fatto che tra i musulmani vigesse, ad esempio, la poligamia era scandaloso
agli occhi degli europei, che crearono nelle proprie menti un’immagine
lussuriosa dell’Oriente: un luogo dove tutto era permesso, dove le donne
erano degli strumenti nelle mani degli uomini, dove i potenti esercitavano
una violenza spietata nei confronti dei più deboli.
Nel quadro storico dei rapporti tra Turchia ed Europa non ci sono stati esclusivamente scontri bellici, ma anche scambi commerciali ed influssi culturali reciproci. In questa tesi si è voluto analizzare il caso dell’Austria, il cui Impero è stato a lungo confinante con quello ottomano. Dallo studio dei rapporti tra Impero asburgico ed Impero ottomano è emerso che le due potenze sono state rivali fino al XVIII secolo circa; dopodiché l’astio si sarebbe trasformato in collaborazione e di conseguenza in amicizia. Questa situazione esercitò ovviamente una certa influenza sulla mentalità del popolo austriaco e per questo è possibile riscontrare la presenza di elementi turchi nell’arte austriaca. Come è risultato dalla composizione dell’elaborato, la figura del turco è più facile da incontrare nell’ambito popolare, sia a livello artistico sia a livello di credenze diffuse. Il turco ottomano ha trovato grande spazio nell’arte austriaca in seguito alla vittoria del 1683 e cioè all’epoca delle cosiddette guerre turche che hanno allontanato definitivamente la minaccia ottomana dall’Europa occidentale e che si sono svolte a cavallo tra il XVII ed il XVIII secolo. In seguito, i Turchi sono stati oggetto di rappresentazione, di citazione e di studio più nel settore musicale che non in quello delle arti figurative. A livello letterario, l’argomento turco non ha avuto molto successo ma in compenso le leggende orali del popolo austriaco pullulano di soggetti turchi. Nella vita quotidiana, gli ottomani svolsero un ruolo di prim’ordine, dal momento che portarono in Europa novità gastronomiche, come nel caso dell’introduzione del caffè, e naturalistiche, permettendo la diffusione del tulipano e di molti altri fiori ornamentali. Il fenomeno artistico più recente che riguarda l’immagine del turco nell’arte austriaca è quello dell’Orientalismo, che vede studiosi ed artisti austriaci impegnati nella scoperta dell’Oriente. Come negli altri paesi europei, anche in Austria nacque una scuola pittorica d’indirizzo orientalista che, nonostante la dedizione ai temi più cari all’Orientalismo in generale, riuscì a proporre una visione più obiettiva e bucolica dell’Oriente: l’Austria prese così le distanze dalle tendenze francesi e britanniche, le quali erano più incentrate su di un Orientalismo eurocentrico e volto esclusivamente al soddisfacimento delle fantasie borghesi. Non è stato facile raccogliere il materiale necessario per la realizzazione di questo tipo di studio: un po’ perché l’immagine del turco nell’arte austriaca non è una costante e un po’ perché i rapporti tra Austria e Turchia non sono stati dettati da esigenze colonialistiche. L’Impero austro-ungarico non ha posseduto quelle colonie che hanno permesso la grandezza di Francia e Gran Bretagna: i contatti che l’Austria ha avuto con l’Oriente, a parte – ovviamente – gli scontri bellici, sono stati resi possibili dalla collaborazione con l’Impero ottomano. Ritengo importante in questo caso sottolineare il termine “collaborazione” che, inutile dirlo, è l’esatto contrario del termine “colonizzazione”: infatti è proprio questo che fa la differenza tra l’Orientalismo della scuola austriaca - e anche tedesca – e quello delle scuole francesi e britanniche! La tesi è organizzata in cinque capitoli, il cui contenuto è integrato con immagini esemplari dell’immagine del turco nei diversi indirizzi artistici. Il primo capitolo svolge una funzione introduttiva per permettere un più facile avvicinamento alle opere d’arte caratterizzate dall’immagine del turco. La panoramica storico-culturale rende possibile la comprensione dei fatti che hanno influenzato la visione del turco da parte del popolo austriaco. Nel secondo capitolo viene invece analizzata l’immagine del turco nell’arte austriaca che va dalle origini dei contatti tra le due potenze fino ai primi del ‘700, ovvero quando i Turchi iniziano ad essere visti in un’ottica più positiva ed obiettiva. In questo ambito si è voluto analizzare in particolare il caso di Vienna che più di ogni altra città austriaca ha sentito il contatto con l’Impero ottomano. Il terzo capitolo riguarda la pittura orientalista ed analizza personalità ed opere di quei pittori austriaci che si sono dedicati alla cultura ottomana. All’interno del discorso sull’Orientalismo è stato messo in luce anche il contributo di alcuni grandi orientalisti che si sono interessati ai paesi occupati dalla Turchia, come l’Egitto, la Siria, la Giordania, il Libano, l’attuale Libia, la Tunisia, l’Algeria, e che occupano un posto di spicco tra gli orientalisti europei. Il quarto capitolo focalizza l’attenzione sul peso che le novità provenienti dall’Asia Minore hanno avuto e in Austria e in Europa, ma soprattutto mira all’analisi dell’importanza della figura del turco ottomano nell’ambiente musicale austriaco. Infine, il quinto capitolo propone l’avvicinamento ad alcune leggende austriache, che nella maggior parte dei casi propongono un’immagine negativa del turco.
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