Klemens von Metternich (1773-1859) in un ritratto (circa 1820) di Thomas
Lawrence.
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L'inizio di una carriera fulminante:
Colui che doveva diventare il più importante uomo politico austriaco della
prima metà dell'800 non era austriaco. Klemens Wenzel Lothar von Metternich
nacque il 15 maggio 1773 a Coblenza sul Reno e la sua famiglia, di stirpe
nobile, viveva nella Renania da secoli. Studiò scienze politiche a Strasburgo
godendosi più che altro i piaceri della vita e il dolce far niente pagato
dal padre. Dopo lo scoppio della rivoluzione francese i genitori fuggirono
prima a Londra (nel 1794), poi a Vienna.
Come accadde spesso nell'Austria degli Asburgo, la carriera politica di
Metternich iniziò con un matrimonio. Nel settembre 1895 Metternich sposò
Maria Eleonore Kaunitz, la nipote di un ex cancelliere. Le amicizie
influenti della moglie e i suoi contatti nella corte viennese spianarono la
strada a Metternich, fino ad allora disoccupato. Metternich divenne, tra il
1801 e il 1809, prima ambasciatore austriaco presso la corte della Sassonia
a Dresda, poi nella capitale della Prussia, a Berlino e infine a Parigi dove
regnava Napoleone. Avido di far carriera, Metternich divenne presto il più
abile diplomatico dell'imperatore austriaco che riuscì ad affrontare, grazie
alla sua intelligenza e una grande capacità diplomatica, e a gestire con discreto
successo i difficili rapporti dell'Austria con questi stati.
Tornato a Vienna nel 1809 divenne ministro degli esteri e guidò l'Austria
con una astuta tattica lungimirante attraverso gli anni difficili della
guerra antinapoleonica.
Il Congresso di Vienna (1815):
Il Congresso di Vienna in un dipinto di Jean-Baptiste Isabey (1767-1855)
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Dopo la sconfitta di Napoleone, per tutte le parti che l'avevano combattuto,
era ovvio che la conferenza internazionale, escogitata e preparata da Metternich, nel
frattempo nominato principe, si svolgesse nella capitale austriaca. Fu
proprio Metternich che inventò la diplomazia dei congressi e le riunioni
internazionali cui partecipavano varie nazioni. In quell'occasione
Metternich, che aveva appena 36 anni, si conquistò, per la sua abilità
diplomatica, un indiscusso ruolo chiave. Molte delle decisioni del
congresso furono risultato del suo lavoro di mediazione tra gli
interessi contrastanti delle monarchie europee, facendo valere innanzitutto
gli interessi degli Asburgo.
Nei nove mesi del Congresso molti viennesi ebbero l'impressione che Vienna
si fosse trasformata in una gigantesca kermesse dell'aristocrazia di tutta
l'Europa che non faceva altro che organizzare feste e balli. La facciata
splendente che i regnanti dell'Europa crearono intorno a questo evento fu
veramente impressionante.
Ma dietro la facciata allegra e festosa si faceva politica sul serio. Furono
soprattutto le cinque grandi potenze dell'Europa (Russia, Inghilterra,
Austria, Prussia e Francia) a decidere sui contenuti degli atti ufficiali
del Congresso. Paesi, provincie e città furono spostati qua e là, spartiti
fra principi e monarchi, senza tenere conto in nessun modo delle conseguenze
politiche, economiche o culturali che ciò poteva avere. Con questo congresso
iniziò il periodo della "Restaurazione" che durò fino al 1848 quando le
rivolte democratiche in tutta l'Europa rovesciarono il labile equilibrio
politico creato dal Congresso di Vienna.
Metternich come ministro degli esteri:
Come ministro degli esteri dimostrò non solo una grande capacità di gestire
i rapporti tra le monarchie europee, ma anche una sorprendente modernità di
idee per quanto riguarda i rapporti tra Vienna e le altre parti
dell'impero asburgico. Propose infatti di concedere una limitata autonomia
alle regioni italiane annesse, creando una confederazione, una "Lega
Italica", sotto la presidenza dell'Austria. Ma l'imperatore Francesco I
rifiutò. Secondo la sua ottusa convinzione, gli italiani dovevano diventare
"dei veri austriaci". Anche per i popoli balcanici Metternich voleva
creare un "regno slavo meridionale", naturalmente sotto il dominio
dell'Austria, ma con certi privilegi. Anche questa volta l'imperatore
rifiutò, cosa che, col senno di poi, doveva rivelarsi un tragico errore,
mentre Metternich mostrò una notevole lungimiranza e un realismo politico
non ancora molto diffuso nella sua epoca.
Metternich e la politica interna:
Già durante la guerra, i ministri degli esteri di USA, Unione Sovietica e
Gran Bretagna, stesero la "Dichiarazione di Mosca" (1943) in cui fu
giudicata illegale l'annessione dell'Austria alla Germania e che espresse
l'intenzione che dopo la guerra l'Austria avrebbe dovuto essere ricostruita
come stato indipendente con i confini che aveva prima dell'annessione. Ma in
questa occasione gli alleati dissero anche un'altra cosa importante:
l'Austria doveva riconoscere la sua responsabilità per la partecipazione
alla guerra accanto alla Germania e che un giudizio finale sul suo ruolo
sarebbe dipeso anche dal contributo che gli austriaci avrebbero dato alla
liberazione dal nazismo.
Nel 1945 l'Austria fu divisa, come la Germania in quattro zone occupate dai
vincitori della guerra: USA, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. Solo
10 anni più tardi, nel 1955, venne restituita all'Austria la piena
sovranità, con la condizione che doveva rimanere uno stato neutrale.
Ma le discussioni sulla domanda se gli austriaci sono da considerare più
vittime o più complici della Germania nazista hanno animato ripetutamente
l'opinione pubblica austriaca e non sono ancora terminate.
La rivoluzione del 1848 a Vienna - le dimissioni di Metternich:
Nel 1848 scoppiarono delle insurrezioni in molti stati d'Europa, anche a
Vienna e negli altri territori austriaci: in Ungheria, in Boemia e in
Italia. Mentre in questi territori le ribellioni assunsero per lo più un
carattere nazionale, a Vienna le richieste dei rivoltosi (in maggioranza
borghesi e studenti, ma anche artigiani e operai) riguardavano la libertà di
stampa e i diritti civili. L'imperatore Ferdinando I era disposto a
parlarne con i capi della rivolta, ma Metternich rifiutò anche la minima
concessione e mandò le truppe contro la folla degli insorti, causando un
massacro. A questo punto Vienna si trasformò in un calderone ribollente,
nelle strade del centro furono erette delle barricate. Metternich fu
congedato e dovette lasciare l'Austria. Tornò tre anni dopo, quando la
rivoluzione era ormai un lontano ricordo, e restò consigliere
dell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria. Morì a Vienna l'11 giugno
1859.
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