Il filosofo Bertrand Russell lo descrisse così: "Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto: appassionato, profondo, intenso, e dominante".
La filosofia del linguaggio di Wittgenstein ha dato degli impulsi
determinanti alla moderna linguistica.
Parla Wittgenstein:Il
filosofo deve curare molte malattie del proprio ingegno
prima di arrivare al livello del buon senso comune (...). Il filosofo è guarito solo quando non è più turbato da problemi filosofici. --- Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere. Un percorso personale: da Austin (all'indietro) a Wittgenstein
Ho conosciuto Wittgenstein "a ritroso", cioè studiando all'università
prima il
linguista britannico John Langshaw Austin e la sua teoria degli "atti
linguistici" che ho trovato estremamente interessante e stimolante per
l'analisi del linguaggio quotidiano. Nel suo libro principale "How to Do
Things with Words" (Come fare cose con le parole) Austin sostiene che
ogni atto linguistico sia in realtà un'azione pratica, le parole non sono
strumenti di riferimento più o meno precisi alle cose che ci circondano, nè
stumenti per esprimere le idee che uno ha in testa; secondo lui con
le parole si agisce, si fa qualcosa. Affrontando l'analisi di una frase o di
un discorso più complesso con domande come: "Cosa sta facendo questa persona,
con ciò che dice? Si sta scusando, difendendo, sta insinuando qualcosa o
accusando qualcuno, vuole mettere in imbarazzo qualcuno o mettere in dubbio
qualcosa, vuole convincere a comprare qualcosa? Eccetera..." è infatti molto
più interessante e chiarificatore rispetto a chiedersi "Cosa sta dicendo? La
sua affermazione si riferisce a dei fatti concreti? È verificabile o no?"
Le azioni che si possono compiere usando le parole sono molteplici. Delle volte, con un'unica semplice parola si può compiere anche un atto giuridico
importante: l'esempio classico che cita Austin è il caso del "sì" durante la
cerimonia del matrimonio che ha un risultato pratico ben diverso dalla
risposta affermativa alla domanda "Hai già mangiato?"
Più mi occupavo di Austin, più trovavo riferimenti a un altro concetto, quello dei "giochi linguistici" di un certo Ludwig Wittgenstein, che all'epoca non conoscevo ancora. E scoprii che Austin era molto influenzato da quest'ultimo, soprattutto dalla cosiddetta "seconda fase" di Wittgenstein. Per Wittgenstein non aveva senso studiare i fenomeni linguistici in modo generale e generalizzante, non considerando gli infiniti usi possibili delle parole. La sua frase "Il significato di una parola sta nel suo uso" sembra banale, ma in realtà è molto illuminante. Poi scoprii anche che questo "secondo Wittgenstein" era, per certi versi, l'opposto di un "primo Wittgenstein". Già nei primi anni Wittgenstein aveva messo il linguaggio al centro delle sue ricerche filosofiche. Ma allora vedeva il significato dei termini ancora nella possibilmente precisa corrispondenza fra essi e gli elementi della realtà. Ciò che si può dire, affermava allora, si può dire in modo chiaro e preciso - questa convinzione fu capovolta più tardi quando Wittgenstein accettò il fatto che le parole e le frasi di una lingua sono di solito ambigue, inesatte e soggette a molti usi diversi. Il "primo Wittgenstein" è senz'altro affascinante nel trattamento rigoroso, quasi matematico, dei problemi, ma l'ho trovato anche, in un certo senso, "superato" e inoltre abbastanza ostico e più difficile da affrontare rispetto al "secondo Wittgenstein" che avrebbe poi influenzato la teoria degli "atti linguistici" di John Langshaw Austin. Ma questo è un punto di vista molto personale. Andiamo ora in ordine cronologico. Vita e opere di Wittgenstein:
Ludwig Wittgenstein nacque il 26 aprile del 1889 come ultimo di otto figli di una delle più ricche
famiglie di Vienna. Il padre era direttore di un'importante azienda
produttrice di acciaio, la madre una pianista di talento, proveniente da una
famiglia
ebrea di Praga. Il padre fece anche da mecenate di molti artisti dell'epoca e la
casa dei Wittgenstein era frequentata da musicisti famosi come Clara
Schumann, Gustav Mahler, Johannes Brahms e Richard Strauss.
Dopo aver ricevuto lezioni da un insegnate privato nella loro sontuosa casa a Vienna, Ludwig frequentò la "Realschule" a Linz che, nello stesso periodo, era frequentato anche da un'altro personaggio che sarebbe diventato famoso: Adolf Hitler. Poi continuò la sua formazione scolastica a Berlino in un istituto tecnico diplomandosi nel 1908 come ingegnere. Inizialmente si occupava quasi esclusivamente della costruzione di aerei che all'epoca erano ancora una novità rivoluzionaria. Nel 1911 ricevette addirittura un brevetto per un nuovo tipo di elica. Ma presto i suoi interessi cambiarono radicalmente: dopo aver conosciuto a Jena il filosofo e matematico tedesco Gottlob Frege scoprì la filosofia e andò, nel 1911, al Trinity College di Cambridge dove all'epoca insegnò il famoso filosofo Bertrand Russell. Presto Russell cominciò a stimare il suo nuovo studente per la sua straordinaria intelligenza, lucida e allo stesso tempo appassionata, ritenendo, più tardi, Wittgenstein l'unico studioso degno e capace di continuare a sviluppare le sue idee. Nel 1912 Wittgenstein cominciò a lavorare per la sua prima opera, più tardi chiamata "Tractatus logico-philosophicus". Wittgenstein era omosessuale e, nel 1913, affittò con il suo primo compagno una casetta di legno in uno sperduto paesino della Norvegia dove visse per un anno come una specie di eremita lavorando sempre sul suo "Tractatus". Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, si arruolò come volontario nell'esercito austriaco, ma persino durante la guerra continuò a scrivere, completando infine la sua opera nel 1918 quando fu in un campo di prigionieri di guerra austriaci in Italia. Durante la guerra Wittgenstein ha rinunciato a tutta la cospicua eredità che gli sarebbe toccata e ha regalato tutto ai suoi fratelli e ad alcuni giovani artisti e poeti tra cui Adolf Loos, Georg Trakl e Rainer Maria Rilke. Per questo, sebbene appartenesse a una famiglia di miliardari, Wittgenstein si trovò alcune volte nella sua vita in difficoltà economiche. La questione centrale del "Tractatus" è quella del rapporto tra linguaggio e realtà. Wittgenstein puntava alla costruzione di un linguaggio scientificamente esatto che doveva liberarsi dalle vaghezze e dalle contraddittorietà del linguaggio normale. L'opera consiste in una successione completamente numerata di affermazioni apodittiche non prive di un certo pathos. L'ultima frase del "trattato", un libricino di appena 100 pagine, fu "Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere" e l'atteggiamento un po' altezzoso con cui Wittgenstein affrontò i problemi filosofici trattati nella sua opera è ben caratterizzato dalla sua ferma convinzione di aver risolto definitivamente, con il suo libro, tutti i problemi filosofici. E visto che, secondo lui, non c'era più nient'altro da dire sulla filosofia, abbandonò il mondo accademico e anche la filosofia. Gli editori reagirono in modo un po' perplesso a questo libricino e inizialmente nessuno era disposto a pubblicarlo. Ci volle un'edizione bilingue (tedesco-inglese) e l'introduzione di Bertrand Russell perché questo scritto di Wittgenstein risultasse appetibile per la pubblicazione (nel 1922). Ma una volta pubblicate, le idee di Wittgenstein fecero molto scalpore nel mondo accademico. Nel frattempo Wittgenstein era tornato in Austria lavorando come insegnante nella scuola elementare di un piccolissimo paese austriaco. Ma le sue doti da educatore non erano all'altezza del suo compito: spesso litigava con i genitori dei suoi alunni che si lamentavano di lui. Una volta, quando perse i nervi, picchiò uno studente in modo abbastanza pesante e allora capì che era meglio lasciar stare, abbandonò l'insegnamento e tornò alla filosofia. Ma il fatto che dopo questa infelice esperienza tornò a Cambridge (nel 1929) per riprendere gli studi non era solo dovuto alla sua evidente incapacità pedagogica. Da quando aveva pubblicato la sua prima opera, il "Tractatus logico-philosophicus" aveva capito che con questo libro i problemi filosofici non erano spariti, non si sentiva ancora guarito dalla malattia filosofica, per usare i termini della citazione di sopra. Negli anni 30 tenne molte lezioni e corsi a Cambridge al centro dei quali stava la critica della sua prima opera, il "Tractatus". Wittgenstein non trovava nulla di strano nel capovolgere, nel tempo, i suoi stessi pensieri filosofici. Ora sviluppò la sua teoria dei "giochi linguistici" che dovevano essere un punto centrale della sua seconda opera, le "Ricerche filosofiche", che sarebbe stata pubblicata solo dopo la sua morte. Nel 1939 Wittgenstein ottenne la cittadinanza britannica, perché nel frattempo l'Austria era stata occupata dalla Germania nazista e Wittgenstein, che proveniva da una famiglia ebraica, rischiò di essere arrestato e trascinato in un campo di concentramento, non appena avesse lasciato l'Inghilterra. Nello stesso anno ricevette anche l'incarico ufficiale di professore di filosofia al Trinity College di Cambridge che esercitò fino al 1947. Nel 1951 Wittgenstein morì di cancro. La sua tomba si trova nel cimitero "Ascension Parish Burial Ground" di Cambridge. Il video su Wittgenstein di Maria Teresa de Vito:
Una spiegazione più dettagliata della filosofia di Wittgenstein si trova in questo video
(durata circa 31 minuti) di Maria Teresa de Vito, produttrice, autrice e
regista di documentari culturali televisivi e radiofonici, realizzati
prevalentemente per la RAI, allestimenti audiovisivi e multimediali.
Per sapere di più su Maria Teresa de Vito vedi: www.mariateresadevito.com Ludwig Wittgenstein in libreria:
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