Ludwig Wittgenstein nacque il 26 aprile del 1889 come ultimo di otto figli
di una delle più ricche famiglie di Vienna. Il padre era direttore di
un'importante azienda produttrice di acciaio, la madre una pianista di
talento, proveniente da una famiglia ebrea di Praga. Il padre fece anche da
mecenate di molti artisti dell'epoca e la casa dei Wittgenstein era
frequentata da musicisti famosi come Clara Schumann, Gustav Mahler, Johannes
Brahms e Richard Strauss.
Dopo aver ricevuto lezioni da un insegnate
privato nella loro sontuosa casa a Vienna, Ludwig frequentò la "Realschule"
a Linz che, nello stesso periodo, era frequentato anche da un'altro
personaggio che sarebbe diventato famoso: Adolf Hitler. Poi continuò la sua
formazione scolastica a Berlino in un istituto tecnico diplomandosi nel 1908
come ingegnere. Inizialmente si occupava quasi esclusivamente della
costruzione di aerei che all'epoca erano ancora una novità rivoluzionaria.
Nel 1911 ricevette addirittura un brevetto per un nuovo tipo di elica.
Wittgenstein incontra Bertrand Russell:
Ma presto i suoi interessi cambiarono radicalmente: dopo aver
conosciuto a Jena il filosofo e matematico tedesco Gottlob Frege scoprì la
filosofia e andò, nel 1911, al Trinity College di Cambridge dove all'epoca
insegnò il famoso filosofo Bertrand Russell. Presto Russell cominciò a
stimare il suo nuovo studente per la sua straordinaria intelligenza, lucida
e allo stesso tempo appassionata, ritenendo, più tardi, Wittgenstein l'unico
studioso degno e capace di continuare a sviluppare le sue idee.
Il "Tractatus logico-philosophicus":
Nel 1912 cominciò a lavorare per la sua prima opera, più tardi chiamata
"Tractatus logico-philosophicus". Wittgenstein era omosessuale e, nel 1913,
affittò con il suo primo compagno una casetta di legno in uno sperduto
paesino della Norvegia dove visse per un anno come una specie di eremita
lavorando sempre sul suo "Tractatus".
La
questione centrale del "Tractatus" (pubblicato nel 1921) è quella del rapporto tra linguaggio e
realtà. Wittgenstein puntava alla costruzione di un linguaggio
scientificamente esatto che doveva liberarsi dalle vaghezze e dalle
contraddittorietà del linguaggio normale. L'opera consiste in una
successione completamente numerata di affermazioni apodittiche non prive di
un certo pathos. L'ultima frase del "trattato", un libricino di appena 100
pagine, fu "Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere" e
l'atteggiamento un po' altezzoso con cui Wittgenstein affrontò i problemi
filosofici trattati nella sua opera è ben caratterizzato dalla sua ferma
convinzione di aver risolto definitivamente, con il suo libro, tutti i
problemi filosofici. E visto che, secondo lui, non c'era più nient'altro da
dire sulla filosofia, abbandonò il mondo accademico e anche la filosofia.
Gli editori reagirono in modo un po' perplesso a questo libricino e
inizialmente nessuno era disposto a pubblicarlo. Ci volle un'edizione
bilingue (tedesco-inglese) e l'introduzione di Bertrand Russell perché
questo scritto di Wittgenstein risultasse appetibile per la pubblicazione
(nel 1922). Ma una volta pubblicate, le idee di Wittgenstein fecero molto
scalpore nel mondo accademico.
Wittgenstein come insegnante nella scuola elementare:
Nel frattempo Wittgenstein era
tornato in Austria lavorando come insegnante nella scuola elementare di un
piccolissimo paese austriaco. Ma le sue doti da educatore non erano
all'altezza del suo compito: spesso litigava con i genitori dei suoi alunni
che si lamentavano di lui. Una volta, quando perse i nervi, picchiò uno
studente in modo abbastanza pesante e allora capì che era meglio lasciar
stare, abbandonò l'insegnamento e tornò alla filosofia.
Il "secondo" Wittgenstein:
Ma il fatto che dopo
questa infelice esperienza tornò a Cambridge (nel 1929) per riprendere gli
studi non era solo dovuto alla sua evidente incapacità pedagogica. Da quando
aveva pubblicato la sua prima opera, il "Tractatus logico-philosophicus"
aveva capito che con questo libro i problemi filosofici non erano spariti,
non si sentiva ancora guarito dalla "malattia filosofica".
Negli anni 30 tenne molte lezioni e corsi a
Cambridge al centro dei quali stava la critica della sua prima opera, il
"Tractatus". Wittgenstein non trovava nulla di strano nel capovolgere, nel
tempo, i suoi stessi pensieri filosofici. Ora sviluppò la sua teoria dei
"giochi linguistici" che dovevano essere un punto centrale della sua seconda
opera, le "Ricerche filosofiche", che sarebbe stata pubblicata solo dopo la
sua morte. Wittgenstein aveva capito che non aveva senso studiare i fenomeni
linguistici in modo generale e generalizzante, non considerando gli infiniti
usi possibili delle parole. La sua frase "Il significato di una parola sta
nel suo uso" sembra banale, ma in realtà è molto illuminante. Wittgenstein
accettò il fatto che le parole e le frasi di una lingua sono di solito
ambigue, inesatte e soggette a molti usi diversi.
Nel 1939 Wittgenstein ottenne la cittadinanza britannica, perché
nel frattempo l'Austria era stata occupata dalla Germania nazista e
Wittgenstein, che proveniva da una famiglia ebraica, rischiò di essere
arrestato e trascinato in un campo di concentramento, non appena avesse
lasciato l'Inghilterra. Nello stesso anno ricevette anche l'incarico
ufficiale di professore di filosofia al Trinity College di Cambridge che
esercitò fino al 1947.
Mentre il "primo Wittgenstein", quello del
Tractatus, riscontrò una grande echo positiva nei protagonisti del
Positivismo logico e sopratutto nel
"Circolo di Vienna", l'insegnamento di "secondo" Wittgenstein a Cambridge
ebbe un ancora maggior impatto sui filosofi dell'epoca, in particolare in
area anglosassone, promuovendo importanti sviluppi filosofici nella
filosofia analitica (vedi
John Austin).
Nel 1951 Wittgenstein morì di cancro. La sua
tomba si trova nel cimitero "Ascension Parish Burial Ground" di Cambridge.
Il suo lascito consisteva in più di 20.000 pagine di annotazioni filosofiche
che sono inserite nella "Memory of the world"
in cui l'UNESCO raccoglie il patrimonio documentario del mondo.